mercoledì 9 gennaio 2013

Farneticanti dichiarazioni antisemite

Lefebvriani anti ebrei, sconcerto vaticano

Gian Guido Vecchi 


 
Basilica di San Pietro: una sessione del Concilio Vaticano II


«Noi abbiamo molti nemici, molti nemici. Ma, guardate, è molto interessante. Chi, in tutto questo tempo, è stato il più ostile a che la Chiesa riconoscesse la Fraternità? I nemici della Chiesa: gli ebrei, i massoni, i modernisti».

Rimandata e trascritta in Rete, la voce di monsignor Bernard Fellay, superiore dei Lefebvriani, ha fatto il giro del mondo. Secca la condanna del Centro Simon Wiesenthal: «La descrizione degli ebrei come "nemici della Chiesa" prova una volta di più l'antisemitismo profondamente radicato al cuore della teologia della Fraternità».

Mentre in Vaticano, con «sconcerto», si fa sapere che «naturalmente» una posizione simile contro gli ebrei è «insostenibile», e padre Federico Lombardi elenca i testi del Concilio, il magistero dei Papi e le parole e le visite di Benedetto XVI alle sinagoghe di Colonia, New York, Roma e Gerusalemme.

Di certo quelle di Fellay sono parole che pesano, mentre i negoziati tra Santa Sede e seguaci del vescovo scismatico Lefebvre sono in stallo. La storia si trascina dal 2009: il Papa che, come «gesto discreto di misericordia», toglie la scomunica ai quattro vescovi della Fraternità subendo polemiche mondiali (nessuno lo avvertì che uno di loro, Richard Williamson, è un antisemita che nega la Shoah: solo di recente è stato espulso dalla Fraternità, ma per disobbedienza) e poi tre anni di trattative per ricomporre lo scisma, la Santa Sede che offre loro di diventare una «prelatura personale» come l'Opus Dei.

Risultato? Fellay che in estate spiega: «Con Roma siamo a un punto morto e non possiamo firmare». E la commissione vaticana «Ecclesia Dei» che a fine ottobre dice che «sono necessarie pazienza e fiducia» perché «dopo trent'anni di separazione è comprensibile che vi sia bisogno di tempo».

Il problema, per i Lefebvriani, è sempre lo stesso: il riconoscimento del Concilio e dei suoi documenti, a cominciare dalla Nostra Aetate che segnò la svolta della Chiesa con gli ebrei, non più «deicidi».

Il capo dei Lefebvriani, il 28 dicembre in Canada, ha indicato «ebrei, massoni e modernisti» come i «nemici della Chiesa» che remano contro: «Persone che sono all'esterno della Chiesa e chiaramente nel corso dei secoli sono state nemici della Chiesa, hanno detto a Roma: se volete accettare questa gente, bisogna obbligarli ad accettare il Concilio».

Fellay è sarcastico: «Non è interessante? Penso sia fantastico! Perché questo mostra che il Vaticano II è cosa loro!». Cosa loro.

I Lefebvriani Usa hanno tentato di replicare alle polemiche dicendo che la parola «nemici» è stata usata da Fellay «in senso religioso» e «non si riferiva al popolo ebraico ma ai leader delle organizzazioni ebraiche».

Fonte: “Corriere della Sera” dell'8 gennaio 2013

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