martedì 18 aprile 2017

Elia Benamozegh, nostro contemporaneo.

Elia Benamozegh (Livorno 1823-1900) è uno dei più importanti maestri dell’ebraismo sefardita e italiano. Biblista, talmudista, cabbalista, filosofo della religione, egli è anche uno dei precursori del dialogo ebraico-cristiano.

Il suo interesse per la dimensione universalistica della Torah  è costante ed è grazie a lui che molti hanno conosciuto per la prima volta il noachismo,ossia l’alleanza con l’intera umanità.

Per chi è ancora abituato a contrapporre il Nuovo all’Antico Testamento, le sue opere possono costituire un’introduzione alla tradizione vivente d’Israele, per la quale la Torah scritta è inseparabile dalla Torah orale. Profondo convincimento di Rav Benamozegh era che proprio la Torah sarebbe diventata il luogo d’incontro tra ebrei e cristiani.

In brevi ma densi capitoli, Marco Cassuto Morselli e Gabriella Maestri presentano le sue opere principali, da Spinoza e la Qabbalah a Storia degli esseni, L’origine dei dogmi cristiani, Morale ebraica e morale cristiana e Israele e l’umanità.

Marco Cassuto Morselli ha insegnato Filosofia ebraica e Storia dell’ebraismo presso il Corso di laurea in studi ebraici del Collegio Rabbinico Italiano (Roma). È Vicepresidente dell’Amicizia ebraico-cristiana di Roma.

Gabriella Maestri ha conseguito il Dottorato presso il Pontificio lstituto di Archeologia Cristiana e da molti anni si occupa di ricerche sulle origini cristiane, soprattutto in relazione all’ebraismo.

Insieme hanno curato diversi volumi della sezione ebraico-cristiana di Marietti tra i quali Lettera di Giacomo alle Dodici Tribù nella Diaspora (2011) e Lettera di Paolo ai Romani (2015). Sempre per Marietti Marco Morselli è autore di I passi del Messia. Per una teologia ebraica del cristianesimo (2007).


Progetto: studio grafico Andrea Musso

In copertina: Andrea Musso, L’albero della vita, acquarello su carta, 2010.

venerdì 7 aprile 2017

Una riflessione sulla festa di Pèsach di Antonio Tirri


«Per sette giorni mangerai pane azzimo (…) Durante i sette giorni si mangerà pane azzimo e non apparirà presso di te né pane lievitato né lievito qualsiasi, in tutto il tuo territorio. Tu poi spiegherai a tuo figlio, in quel giorno: “Noi pratichiamo questo culto in onore del Signore per tutto quello che Egli operò in mio favore alla mia uscita dall’Egitto». (Esodo 13, 6-8) 

Lunedì sera, 10 aprile, inizia Pèsach (Pasqua ebraica) con la quale celebriamo la libertà che il Signore volle donarci liberandoci dalla schiavitù d’Egitto, premessa indispensabile per la nascita del popolo libero d’Israele, che sul Sinai ricevette la Legge, con l’obbligo non solo di donarla al mondo, ma anche e soprattutto di non ricadere schiavo di superstizioni, passioni, vizi, o altre divinità (denaro), né di rendere schiavi altri uomini.

Pèsach è la celebrazione della forza di una civiltà che iniziò in quei tempi lontani con l’uscita dall’Egitto; è la celebrazione di un comportamento spirituale e morale sempre attuale, e di un sentimento di umanità che si riassume nell’imperativo etico che D-o dette al popolo ebraico nel deserto: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.

Pèsach è un continuo rinnovamento ideale lungo il percorso del pensiero ebraico che vede, nella redenzione finale, la realizzazione del grande sogno: una nuova umanità senza odio, senza guerre, senza dolori, senza nemici, senza tiranni, tutti uniti nella benedizione del Signore.

Nella gioia dell’oggi, concessa da D-o Benedetto, nella speranza del domani, e con il cuore libero di sognare, auguro a tutti un Pèsach Kasher ve-sameach. 

Possa essere un Pèsach di pace, di gioia e di serenità, ma anche di studio e di riflessione affinché si possa trovare la strada che porta alla conoscenza di D-o Benedetto.

Perché risorga
la coscienza della tua missione
e si commuova l’animo
alla nostalgia della famiglia
e al sogno di una terra,
affronta le tue battaglie
con onesta determinazione
contro gli allettamenti
e le seduzioni della vanità,
contro le coercizioni
del violento fanatismo,
e torna purificato
agli antichi ideali
e al sogno
della tua giovinezza.


(Antonio Tirri da “Ascolta, Israele” Giuntina, Firenze 1999)

a cura di Vittoria Scanu


lunedì 3 aprile 2017

PESACH/ Pasqua ebraica

Seder pasquale: il bicchiere di Elia e la libertà.
di Augusto Segre

Haggadot di Pesach


"Nelle sere del Seder vi è nelle nostre case un’aria festosa, come se noi stessi, ci fossimo liberati dalla schiavitù egiziana. La Libertà non ha tempo, non ha limiti, non va cioè calcolata secondo gli anni o i secoli, ma secondo la nostra onesta capacità e sincera volontà di assumere su noi stessi questa grande, immensa responsabilità di renderci liberi e di continuare ad essere  tali per assolvere a tutti i nostri doveri verso Dio e verso gli uomini.

E’ noto a tutti che la sera di Pesach si prepara sul tavolo un quinto bicchiere, che viene chiamato il bicchiere di Elia, il profeta. Secondo la tradizione questo profeta è atteso perché deve venire ad annunciare la Gheullà finale, l’ultima definitiva liberazione da tutto ciò che si oppone alla giustizia e alla pace, a proclamare l’avvento dell’Era Messianica.

E’ interessante notare come i nostri padri abbiano collegato questi due concetti : la libertà dalla schiavitù egiziana con la libertà messianica.
La libertà del singolo porta alla libertà dei popoli e l’opera concorde di tutti i popoli porta e deve portare alla pace universale tanto attesa.

La libertà è sempre stata per tutti la grande necessaria premessa per il raggiungimento della pace universale, dell’Unità degli uomini neIl’Unità di Dio. La pace infatti giungerà per tutte le genti quando ciascun essere umano potrà vivere in libertà ed avere tutto ciò di cui ha bisogno, secondo le sue necessità. La pace, che per essere veramente tale, deve essere universale e duratura sarà realizzata se duratura ed universale sarà la libertà per tutti gli uomini.

Anche quest’anno noi prepareremo con immutata secolare speranza il quinto bicchiere di vino, in attesa dell’illustre ospite.

Non sappiamo esattamente quando, tanto difficile ed aspro è  il nostro cammino, ma sappiamo certamente che egli verrà per portarci questo grande dono del cielo, allorché tutti gli uomini di buona volontà sapranno e vorranno camminare per le vie della Giustizia, e i popoli, tutti concordi, collaboreranno in pace e in armonia, secondo la parola del Signore, per costruire la casa sicura dell’amore e della fratellanza umana".


Schede illustrative del Seder (ordine) di Pesach


Foto delle Haggadot e Schede Illustrative del Seder: di Vittoria Scanu