sabato 29 dicembre 2012

Un animale morale

Le religioni sono la causa di tutti i peggiori mali? Non proprio, e anche Darwin ha qualcosa da dire in proposito.

 Jonathan Sacks

È il periodo più religioso dell’anno. In qualsiasi città americana o britannica il cielo notturno è illuminato da simboli religiosi, sicuramente ci sono decorazioni natalizie e probabilmente anche una menorah gigante. La religione in Occidente sembra essere viva, e in buona salute. Ma lo è veramente? O si tratta di simboli che sono stati svuotati di contenuto, nulla più che uno sfondo scintillante per la nuova fede occidentale, il consumismo, e per le sue cattedrali laiche, i centri commerciali?

A un primo sguardo, la religione è in declino. In Gran Bretagna sono appena stati pubblicati i risultati del censimento nazionale del 2011. Mostrano che un quarto della popolazione dichiara di non avere una religione, un dato circa doppio rispetto a quello di dieci anni fa. E nonostante gli Stati Uniti d’America restino il paese occidentale più religioso circa il venti per cento della sua popolazione dichiara di non avere un’affiliazione religiosa, un numero doppio rispetto alla generazione precedente.

Se si guardano i dati da un punto di vista differente, però, si può vedere come raccontino una storia diversa. Sin dal diciottesimo secolo, molti intellettuali occidentali hanno predetto l’imminente morte delle religioni. Tuttavia nonostante una serie di attacchi volti a sconfiggerle, il più recente da parte dei nuovi atei, fra cui Sam Harris, Richard Dawkins e lo scomparso Christopher Hitchens, si dichiarano devote a una fede religiosa tre persone su quattro in Gran Bretagna e quattro persone su cinque in America. Ed è questo, nell’età della scienza, a essere davvero sorprendente.

È ironico che molti dei nuovi atei siano seguaci di Charles Darwin. Siamo quello che siamo, sostengono, perché si tratta di ciò che ci ha permesso di sopravvivere e di passare il nostro codice genetico alla generazione successiva. Il nostro assetto biologico e culturale costituisce la nostra capacità di adattamento. Tuttavia la religione è il sopravvissuto più grande di tutti. I superpoteri tendono a durare un secolo, le grandi fedi durano millenni; la domanda è: perché?

Lo stesso Darwin ha suggerito quella che è quasi sicuramente la risposta corretta. Era stuzzicato da un fenomeno che sembrava contraddire una sua tesi di base, ossia che la selezione naturale debba favorire i più spietati. Gli altruisti, che mettono a rischio la propria vita per gli altri, dovrebbero quindi in genere morire prima di passare i propri geni alla generazione successiva. Però tutte le società danno valore all’altruismo, e qualcosa di simile può essere visto anche tra gli animali sociali, dagli scimpanzé ai delfini e alle formiche taglia foglie.

Gli scienziati hanno mostrato come funziona. Abbiamo neuroni specchio che ci portano a provare dolore quando vediamo gli altri soffrire. Siamo animali morali.

Le implicazioni precise delle risposte di Darwin sono ancora oggetto di dibattito da parte dei suoi discepoli, tra cui lo studioso di Oxford Richard Dawkins. Per spiegarlo nel modo più semplice possibile: passiamo i nostri geni come individui ma sopravviviamo come membri di un gruppo, e i gruppi possono esistere solo quando gli individui non agiscono esclusivamente per il proprio bene ma per il bene del gruppo come un unico insieme. Il nostro unico vantaggio è che formiamo gruppi più grandi e più complessi rispetto a qualsiasi altra forma di vita.

Un effetto è che abbiamo due modalità di reazione, una che si concentra su potenziali pericoli per noi, come individui, e l’altra, situata nella corteccia prefrontale, che ragiona in maniera più ponderata sulle conseguenza delle nostre azioni su di noi e sugli altri. La prima è immediata, istintiva ed emotiva. La seconda è riflessiva e razionale. Siamo presi in mezzo, per usare una frase dello psicologo Daniel Kellerman, tra pensiero veloce e pensiero lento.

Il percorso veloce ci aiuta a sopravvivere, ma può anche portarci ad agire in maniera impulsiva e distruttiva. Il percorso lento ci porta ad un comportamento più ragionato, ma che spesso è ignorato nella foga del momento. Siamo peccatori e santi, egoisti e altruisti, esattamente come hanno a lungo sostenuto filosofi e profeti.

Se è così, possiamo capire come la religione ci abbia aiutato a sopravvivere nel passato – e perché ne avremo ancora bisogno nel futuro.

Rafforza e accelera il percorso lento. Riconfigura i nostri tracciati neurali, trasformando l’altruismo in istinto, attraverso i rituali che seguiamo, il testo che leggiamo così come le preghiere che pronunciamo. Rimane l’elemento più potente per la costruzione di comunità che il mondo abbia mai conosciuto. La religione lega gli individui all’interno di un gruppo attraverso comportamenti altruisti, creando relazioni di fiducia abbastanza forti da sconfiggere emozioni distruttive. Ben lontani dal confutare la religione, i Neo Darvinisti ci hanno aiutati a capire perché è importante.

Nessuno lo ha spiegato in maniera più elegante di quella usata dallo scienziato politico Robert D. Putnam. Negli anni ’90 è diventato famoso per la frase “bowling alone” (giocare a bowling da soli): il numero di persone che andavano a giocare a bowling era in aumento, ma erano meno quelle che si univano a una squadra di bowling. L’individualismo stava lentamente distruggendo la nostra capacità di formare dei gruppi. Un decennio più tardi, nel suo libro American Grace, ha mostrato che è rimasto un solo luogo in cui è presente un capitale sociale: le comunità religiose.

La ricerca di Putnam ha mostrato che chi va frequentemente in chiesa o in sinagoga è più disponibile a donare soldi a enti caritatevoli, fare lavoro volontario, aiutare i senzatetto, donare sangue, aiutare un vicino con i lavori di casa, passare del tempo con chi si sente depresso, offrire il posto a uno sconosciuto o aiutare qualcuno a trovare un lavoro. La religiosità misurata in frequentazione di una chiesa o di una sinagoga è un indicatore di altruismo migliore rispetto a istruzione, età, reddito, genere o appartenenza razziale.

La religione è il miglior antidono all’individualismo dell’epoca del consumismo.

L’idea che la società possa farne a meno è contraria alla storia e, ora, all’evoluzionismo biologico. Questo potrebbe mostrare che Dio ha il senso dell’umorismo. Certamente mostra che le società libere dell’Occidente non devono mai perdere il loro senso del Divino.





Città del Vaticano - Papa Benedetto XVI, Lord Jonathan Sacks, rabbino capo delle Congregazioni ebraiche unite del Commonwealth e il cardinale svizzero Kurt Koch, presidente della Pontificia Commissione per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo. 




 Articolo pubblicato sul New York Times e sull’International Herald Tribune, 24 dicembre 2012 (versione italiana di Ada Treves)
Fonte: Newsletter L'Unione Informa








mercoledì 26 dicembre 2012

Chi falsifica la Sacra Famiglia?

Cartolina di Natale 

di Ugo Volli 
 

Cari amici,
in questi giorni di festa circolano tante immagini auguranti, che non ci facciamo più veramente caso: alberi, stelle, bambinelli, grotte, presepi... Tutte hanno il significato, anche per chi come me appartiene a tutt'altra parrocchia, di augurare del bene, e come tali sono gradite. Ci sono però alcune eccezioni, alcune mandorle amare e frutta marcia in questi panettoni, che ne deformano il senso verso la propaganda politica, cercando di strumentalizzare e falsificare la religione. Sono immagini in cui si mostra la sacra famiglia nel ruolo di "palestinesi", ingiustamente bloccati dal "Muro" o dai check point israeliani.

Sono immagini velenose e blasfeme, soprattutto dal punto di vista cristiano. Vediamo brevemente perché. In primo luogo, Giuseppe e Maria erano ebrei, non palestinesi, al di là di tutte le falsificazioni dei politici arabi che descrivono Gesù addirittura come uno " shahid ", che nel linguaggio attuale del conflitto mediorientale significa attentatore suicida.
 

Lo dicono chiaramente i Vangeli.

Per esempio in Luca, cap.2,1- 6 si legge: " In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazareth e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto."

E Matteo, cap. 2,1-6: "Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giudea, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele».

"Re dei Giudei", "famiglia di Davide" "capo del mio popolo Israele". Il testo non potrebbe essere più chiaro. La famiglia di Gesù era ebrea, Gesù rimase un ebreo rispettoso della Legge fino alla morte, Betlemme era Giudea. A quel tempo non esisteva il nome di Palestina (che fu imposto alla Giudea nel 135 d.C. per ordine di Adriano, dopo l'ennesima fortissima rivolta ebraica quando anche Gerusalemme fu rinominata Aelia Capitolina; i filistei, popolazione indoeuropea da cui il nome deriva, non erano più in circolazione da circa 800 anni e gli arabi erano ancora beduini sparsi e politeisti che vivevano nella parte centrale e soprattutto meridionale della penisola arabica, a 2000 chilometri di distanza.

Chi identifica dunque la famiglia di Giuseppe con i palestinesi, fa insulto insieme alla storia e ai Vangeli.

Già, potrebbe obiettare qualcuno, ma se vivessero oggi? Chi e che cosa sarebbero oggi? Coi se si può dire tutto quel che si vuole. Ma se si vuole minimamente rispettare la narrativa evangelica, bisogna ammettere che l'essere ebreo di Gesù non è un dato marginale, ma centrale: l'idea del Messia è un'idea ebraica, e legata alla casa di Davide; il discorso evangelico è pieno di riferimenti ai profeti ebraici, la predicazione di Gesù si rivolge esplicitamente agli ebrei e non ad altri (anche se dopo la sua morte le cose cambieranno), il suo atteggiamento nei confronti della legge è di "compimento, non di annullamento", le sue ultime parole sono la citazione di un Salmo di Davide. Il cristianesimo nasce nei suoi contenuti fondamentali e nelle sue storie dal tronco dell'ebraismo, e lo riconosce sempre, anche nei momenti peggiori di "antigiudaismo" (per esempio in Agostino di Ippona o in Lutero).

E allora, che accadrebbe oggi di una coppia di ebrei che dovessero trasferirsi da Nazareth a Betlemme?

Attraverserebbero la valle di Jeezrael, cercherebbero di percorrere la strada delle colline, ma sarebbero respinti; poi magari farebbero il giro passando per l'autostrada costiera e poi su per Gerusalemme, ma sarebbero respinti di nuovo: quello è territorio dell'Anp (zona A) e gli ebrei non possono entrarci. Non possono per due ragioni: la prima è che l'Autorità Palestinese non vuole ebrei in Palestina né ora né mai: neanche un ebreo può abitare nelle zone "liberate". La seconda ragione, più grave ancora è che ebrei soli e disarmati in territorio palestinese hanno la certezza di essere uccisi appena possibile, come accadde ai due che entrarono qualche tempo fa a Ramallah e furono barbaramente. I cittadini israeliani hanno perciò la proibizione di entrare nelle città palestinesi e i posti di blocco servono anche a questo.

Insomma, Giuseppe e Maria non potrebbero arrivare a Betlemme non perché impediti dal "Muro" israeliano, ma dagli ordini dell'Autorità Palestinese e dalle minacce di morte che vengono da tutte le fazioni arabe locali. Per questa ragione le immagini di cui sto parlando sono un brutale rovesciamento della verità. Che cose del genere vengano dette da alcune chiese cristiane (soprattutto anglicani e luterani, ma anche alcuni vescovi cattolici locali), testimonia di quanto la passione politica e - diciamolo - l'antisemitismo militante, l'odio per Israele e gli ebrei, ha ormai sovrastato in costoro la fede, anche se poi di fatto i cristiani sono perseguitati dai musulmani palestinesi maggioritari, come lo sono dappertutto nel mondo islamico. E' un peccato, non solo sul piano politico, ma anche su quello propriamente religioso, perché quest'odio annulla il vero spirito di Natale e impedisce a chi ne è portatore di scorgere quella che è una delle radici profonde del Cristianesimo, cioè il legame con l'insegnamento dell'ebraismo.

A tutti i miei amici cristiani auguro sinceramente Buon Natale e Buon Anno.






 


Ugo Volli

 



Testata: Informazione Corretta -25.12.2012


martedì 11 dicembre 2012

COMUNICATO STAMPA

DICHIARAZIONE DEL XXXIII COLLOQUIO EBRAICO-CRISTIANO 

Camaldoli - 10/12/2012


La Federazione delle Amicizie Ebraico Cristiane e i Colloqui Ebraico Cristiani di Camaldoli, nati 33 anni fa come luogo di incontro fraterno di ebrei e cristiani, sentono il dovere di esprimere profonda preoccupazione per l’aumento di pregiudizi e di odio verso le minoranze, in questi tempi di crisi economica, politica e sociale.

Ci angoscia constatare che in molti paesi dove non costituiscono la maggioranza, i cristiani vengono perseguitati e uccisi per la loro fede. Come ebrei e cristiani, non possiamo rimanere indifferenti al destino di queste comunità sempre più esigue a causa di un’emigrazione forzata.

E, memori della tragica storia dei secoli scorsi, siamo particolarmente turbati per il dilagare dell’antisemitismo in Italia e nel mondo. Fino ad oggi, il 2012 ha gia’ registrato un significativo aumento di episodi antiebraici in Europa, inclusi episodi categorizzati come violenti.

L’antisemitismo ha ormai assunto la forma di un fenomeno consolidato, è quasi sempre connesso al tema Israele, si sovrappone all’antisionismo, ha la tendenza ad attaccare le comunità della Diaspora per il loro legame con lo Stato ebraico, vive e si alimenta nel cyberspazio.

Richiamiamo tutti alla vigilanza sui mezzi di informazione e di formazione che spesso sono responsabili di un superficiale e parziale trattamento dei fatti, nonché di volute omissioni, e propagano in contesti pseudopolitici vecchie menzogne e miti antisemiti.

Chiediamo ai cittadini italiani un più responsabile coinvolgimento nell’ assetto futuro delle nostre democrazie.


lunedì 10 dicembre 2012

Le fonti documentarie e lo studio della Shoah




SEMINARIO - Mercoledì 12 dic.2012 


Archivio Centrale dello Stato





Fnism
Federazione Nazionale Insegnanti
Sezione Roma e Regione Lazio




In collaborazione con
- MiBac – Direzione generale per le Biblioteche, gli Istituti culturali e il Diritto d’Autore. Servizio per il Diritto d’Autore
- Progetto Memoria - Fondazione CDEC e Dipartimento Cultura Comunità ebraica di Roma
- Archivio Storico della Comunità ebraica di Roma
-I.T.E.  V. Veneto – G. Salvemini di Latina
- ANED- Roma


Progetto multidisciplinare per le scuole:
Clio insegna
Aspetti della storia del ‘900 come storia di fatti e persone
nei documenti d’archivio, tra memoria e costruzione di memoria

Seminario:
Le fonti documentarie e lo studio della Shoah

Mercoledì 12 dicembre - ore 10,00 /13.00
Aula Magna I.T.E. V. Veneto /G. Salvemini
Viale Le Corbusier snc Latina


Programma

Ore 10.00
Saluti Dirigente scolastico
Luigi Orefice, Dirigente scolastico I.T.E. V. Veneto- G. Salvemini

Ore 10.15
Le fonti orali come strumento didattico. Il portale: “Ti racconto la storia: voci dalla Shoah” interviste italiane realizzate da USC Shoah Foundation Institute for Visual History and Education, conservate presso l’Archivio Centrale dello Stato.
Sandra Terracina, Progetto Memoria

Ore 10.40
Esperienze di ricerca in archivio e attraverso le testimonianze: un libro
“Un cammino lungo un anno. Gli Ebrei salvati dal primo italiano Giusto tra le Nazioni”
Emilio Drudi, Giornalista

Pausa 11.10


Ore 11.20
La costruzione della memoria attraverso i documenti dell’Archivio Storico della Comunità ebraica di Roma
Silvia Haia Antonucci, Archivio Storico della Comunità ebraica di Roma

Ore 11.50
La Shoah nel cinema: problemi d’interpretazione
Nando Tagliacozzo, Progetto Memoria


Coordinamento
Lucia Renzi, Fnism Roma e Regione Lazio – docente I.T.E. V. Veneto -G. Salvemini
Ideazione e coordinamento scientifico:
Erminia Ciccozzi. Liliana Di Ruscio, Rita Gravina, Enrico Modigliani, Sandra Terracina


Fnism Federazione Nazionale Insegnanti – Sezione Roma e Regione Lazio Codice fiscale: 97256510583
Associazione Professionale Qualificata per la Formazione Docenti DM 177/2000 Prot. n. 2382/L/3 - 23.05.2002

  

venerdì 7 dicembre 2012

Quel lume alla finestra

La festa di Chanukkà 


Il 25 di Kislèv cade la festa di Chanukkà (Inaugurazione) che dura otto giorni. Si chiama anche Chàg Haneròth (festa dei lumi), Chàg Haurìm (festa delle luci) e Chàg Hamakkabìm (festa dei Maccabei).

Quando Giuda, figlio del sacerdote Mattatia e soprannominato Maccabeo, dalle iniziali delle parole della frase: “Mi Kamòkha Baelìm Adon-i?” (Chi è pari a Te, o Signore?) entrò nel Tempio di Gerusalemme, a capo dei suoi valorosi seguaci, sapeva bene quale fosse il suo primo compito: riconsacrare il Santuario al Signore e abbattere gli idoli, fatti installare dal re di Siria Antioco IV Epifane, persecutore del culto israelitico, sotto il cui governo era caduta Èretz Israèl (la Terra d'Israele).

Antioco, infatti, voleva che gli ebrei abolissero completamente l’osservanza della Torà e seguissero la religione e la cultura greca, secondo le quali egli stesso era cresciuto. Molti ebrei morirono piuttosto che tradire la loro fede. Ma col passare del tempo, gli animi erano giunti all’esasperazione e quando il vecchio Mattatia, appoggiato dai suoi figli, diede il segno della rivolta, molti non indugiarono a seguirlo.

Le forze di Israele, sotto il comando di Giuda Maccabeo, riuscirono finalmente ad affrontare e sopraffare il nemico, entrando a Gerusalemme. Il Talmùd racconta che quando gli Asmonei riconsacrarono il Tempio, trovarono una piccola ampolla di olio puro, col sigillo del Sommo Sacerdote. L’olio poteva bastare per un solo giorno, ma avvenne un grande miracolo: Nes gadòl hayà pò e l’olio bruciò per otto giorni, diffondendo una bellissima luce e dando così la possibilità ai Sacerdoti di prepararne dell’altro nuovo. Allora fu proclamato che il 25 Kislèv si festeggiasse l’avvenimento, per tutti i tempi. Ancora oggi si accendono i lumi per otto sere, in ricordo non solo del miracolo dell’olio, ma soprattutto del miracolo che pochi ebrei, con l’aiuto del Signore, riuscirono a sconfiggere l’esercito potente dei siriani.

Durante l'accensione dei lumi di Chanukkà si recita il seguente brano:  

“Noi accendiamo questi lumi in ricordo dei miracoli e della liberazione e delle prodezze e delle salvezze e dei prodigi e delle consolazioni che facesti ai nostri padri in quei giorni in quest'epoca, per mezzo dei tuoi santi sacerdoti. Tutti gli otto giorni di Chanukkà questi lumi sono sacri e non possiamo servirci di loro, ma solo guardarli, per rendere omaggio al Tuo Nome per i Tuoi miracoli e i Tuoi prodigi e le Tue salvezze”.


sevivòn  (trottolina)

Negli otto giorni della festa di Chanukkà non si possono fare manifestazioni di lutto e non si può digiunare. I bambini ricevono regali e in particolare dei sevivòn (trottoline) su cui compaiono le iniziali delle parole Nes gadòl hayà pò (Un grande miracolo è avvenuto qui).
Uno dei precetti relativi alla festa è quello di "rendere pubblico il miracolo", per questo si usa accendere i lumi al tramonto o più tardi, quando c'è ancora gente nelle vie, vicino alla finestra che si affaccia sulla strada, al fine di rendere pubblico il miracolo che avvenne a quel tempo.

UNA RIFLESSIONE SUL MIRACOLO DELL'OLIO

di Rav Riccardo Di Segni


"Il miracolo di Chanukkà, dell’olio che basta per accendere la Menorà per otto giorni, ha un precedente nel secondo libro dei Re, al capitolo 4. È la storia di una povera vedova piena di debiti alla quale il profeta Elishà (Eliseo) fa un miracolo. In casa la vedova ha solo un’ampollina di olio; Elishà le chiede di chiudersi in casa, e di farsi prestare quanti più recipienti (kelìm) può; e poi di cominciare a versare il suo poco olio nei recipienti. L’olio comincia a scendere e riempie di volta in volta i recipienti che vengono portati. Finiti i recipienti, il miracolo si interrompe. Questa storia può essere molto utile per spiegare il senso del miracolo di Chanukkà. L’olio e i recipienti rappresentano lo spirito e la materia. C’è un’effusione ininterrotta dell’olio, della luce, dell’energia, dello spirito, nella materia vuota. Finché c’è un recipiente disponibile, l’energia arriva".

Negli ultimi anni nelle grandi piazze di alcune città italiane, si issa un'enorme Chanukkià i cui lumi vengono accesi in presenza di numerosi intervenuti. 


Roma, la grande Chanukkià di piazza Barberini


A cura di "Per Amore di Gerusalemme"

giovedì 6 dicembre 2012

SANTITA', BENVENUTO SU TWITTER!

Il presidente Shimon Peres a Papa Benedetto XVI 

“Santità, benvenuto su Twitter. Le nostre relazioni con il Vaticano sono al meglio e possono costituire una base per rinsaldare la pace in tutto il mondo”.




Con questo messaggio il presidente dello stato di Israele Shimon Peres, ha voluto salutare il pontefice Benedetto XVI che aveva annunciato, gli scorsi giorni, la nascita di un suo profilo sul popolare social network.

Il messaggio di Peres è stato inviato nel giorno in cui il Presidente ha accolto le credenziali del nuovo Nunzio Apostolico in Israele, Mons.Giuseppe Lazzarotto. “Mi auguro – ha spiegato Peres – che le ottime relazioni tra Israele e Santa Sede possano continuare a migliorare. Ci sentiamo responsabili per il benessere della comunità cristiana in Israele, e per i luoghi santi, compresi chiaramente i siti cristiani”.

“Noi riteniamo – ha sottolineato il presidente Peres – che il rapporto tra Israele e Santa Sede sia ora più profondo e che sappia guardare al futuro. Le tre grandi religioni monoteiste hanno la capacità di influenzare le coscienze. E’ della pace che abbiamo bisogno di più di ogni altra cosa, la pace nella fede e la pace nella nostra vita quotidiana”.

“La cosa importante – ha dichiarato il nuovo Nunzio Apostolico Lazzarotto – è avere buona volontà e cercare ciò che abbiamo in comune, ciò che ci unisce e sempre trovare un modo comune per camminare insieme. Dobbiamo lavorare insieme per la pace, per la buona comprensione e il dialogo”. 



Fonte: Romaebraica.it - 5 dic 2012


Gerusalemme - Shimon Peres e Benedetto XVI piantano un ulivo








martedì 4 dicembre 2012

Roma -16 ottobre 1943

Razzia degli ebrei 

Dati aggiornati a cura di  
Silvia Haia Antonucci
Responsabile dell'Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma (ASCER) 


Secondo le ultime ricerche, coloro che sono stati arrestati durante la razzia del 16 ottobre 1943 erano 1264 ai quali andrebbe aggiunto anche Ermanno Samuele Valabrega di Emanuele, che però è morto proprio durante la razzia, quindi i coinvolti nell’arresto sono stati 1265.
 

Mentre erano detenuti presso il Collegio Militare, 252 sono stati liberati (sono rimasti in 1012) ed è nato un bambino, figlio di Cesare Di Veroli e Marcella Perugia (quindi sono diventati 1013).

Il 18 ottobre sono stati portati alla Stazione Tiburtina, dove Costanza Sermoneta si è aggregata al convoglio diretto ad Auschwitz (sono diventati 1014).

Quindi si può affermare che gli ebrei coinvolti nell’arresto e la deportazione del 16 ottobre 1943 a Roma sono stati 1015 (599 donne, 416 uomini, di questi i bambini e gli adolescenti sotto i 15 anni erano 272, tra questi 107 avevano meno di 5 anni), mentre, effettivamente, sul treno per Auschwitz erano in 1014.

Sono ritornati in 16:

1) Michele Amati, nato a Roma il 20/10/1926, liberato a Buchenwald il 04/04/1945


2) Lazzaro Anticoli, nato a Roma il 03/01/1910, liberato a Stolberg l’08/05/1945

3) Enzo Camerino, nato a Roma il 02/12/1928, liberato a Buchenwald in data ignota,    tornato a Roma il 09/06/1945

5) Luciano Camerino, nato a Roma il 23/07/1926, liberato a Buchenwald in data ignota

6) Cesare Di Segni, nato a Roma il 05/10/1926, liberato ad Auschwitz il 27/01/1945

7) Lello Di Segni, nato a Roma il 04/11/1926, liberato a Dachau il 29/04/1945

8) Angelo Efrati, nato a Roma il 29/04/1924, liberato a Ravensbrueck il 02/05/1945

9) Cesare Efrati, nato a Roma il 02/05/1927, liberato a Flossenburg il 22/05/1945

10) Sabatino Finzi, nato a Roma l’08/01/1927, liberato a Buchenwald l’11/04/1945

11) Ferdinando Nemes, nato a Fiume l’08/06/1921, liberato a Buchenwald l’11/04/1945

12) Mario Piperno, nato a Roma il 06/06/1916, liberato a Dachau il 29/04/1945

13) Leone Sabatello, nato a Roma il 18/03/1927, liberato a Ravensbrueck il 30/04/1945

14) Angelo Sermoneta, nato a Roma il 10/06/1913, liberato a Dachau il 29/04/1945

15) Isacco Sermoneta, nato a Roma l’08/03/1912, liberato a Monaco l’01/05/1945

16) Settimia Spizzichino, nata a Roma il 15/04/1921, liberata a Bergen Belsen il 15/04/1945

17) Arminio Wachsberger, nato a Fiume il 04/11/1913, liberato a Dachau il 29/04/1945
 

CONTEGGIO EBREI 16 OTTOBRE 1943

Arrestati vivi (1264-252)
: 1012
Morto durante l’arresto  
: 1

TOTALE ARRESTATI
: 1013

Imprigionati al Collegio Militare subito dopo la razzia
: 1012
Nato nel Collegio Militare
: 1

TOTALE NEL COLLEGIO MILITARE
: 1013

Aggiunta al treno
: 1

TOTALE DEPORTATI
: 1014

TOTALE COINVOLTI IN ARRESTO E DEPORTAZIONE:
1015 



Roma - area dell'ex ghetto - targa alla memoria


Si sottolinea, per completezza di informazione, che la razzia del 16 ottobre 1943 avvenne in tutta Roma, non solo nell’area dell’ex ghetto e si ribadisce che durante il periodo nazista a Roma non vi fu nessun ghetto; l’unico è stato quello istituito da Papa Paolo IV Carafa che durò dal 1555 al 1870. 
 







Fonte: S.H.Antonucci, C. Procaccia, G. Rigano, G. Spizzichino, Roma, 16 ottobre 1943. Anatomia di una deportazione, Guerini e Associati, Milano 2006

N.B.: Da tale volume risulta che gli ebrei che furono coinvolti nella razzia il 16 ottobre 1943 a Roma furono 1016, ma recentemente è stato riscontrato un errore (Bellina Calò, che invece è morta nel 1933), quindi il numero effettivo allo stato attuale delle ricerche è 1015.