martedì 9 giugno 2015

Dentro e fuori dal ghetto di Micol Ferrara

Questo volume è un’indagine molto rigorosa che intende ricostruire uno spaccato della storia sociale di Roma tra XVI e XIX secolo ripercorrendo le strade del ghetto e soprattutto inserendo gli ebrei in quelle della città.

La prima parte della ricerca si concentra sulla struttura urbanistica del ghetto romano e sui relativi effetti per la vita comunitaria, mentre la seconda sezione approfondisce il fenomeno delle conversioni e dei suoi percorsi. Grazie sia all’approfondito studio delle fonti ebraiche e cattoliche disponibili sia alla trasposizione dei dati archivistici alla cartografia storica, il libro fornisce ipotesi concrete di ricostruzione dei luoghi esclusivamente ebraici così come degli spazi condivisi da ebrei e cattolici, riuscendo peraltro a ridefinire il perimetro dell’area del ghetto. L’immagine che viene restituita è quella di un luogo tutt’altro che isolato, come si è soliti credere.

“Analizzata in una prospettiva di relazione e di scambio con l’esterno – sottolinea l’autrice – seppur spesso animata da tensioni e conflitti, la storia degli ebrei romani si rileva tutt’altro che statica e isolata. Il ghetto non è un’isola separata dalla città ma nasce nel suo centro, nel Cinquecento, e tale resta nel corso dei secoli, attraversato alla luce del giorno da un flusso di cristiani che lo percorrono, cuore di un rapporto che è anche un rapporto di persone, di commercio, di legami e di contatti tra mondi.”

Corredano il volume le ricostruzioni multimediali del ghetto e del ghettarello in epoca moderna, realizzate attraverso due brevi filmati in cui viene analizzato il tessuto urbanistico di questi luoghi ormai scomparsi.

Come spiega Anna Foa nella prefazione, questo libro vuole far riemergere ai nostri occhi la realtà di un luogo ormai inesistente. Il ghetto di Roma non ha più le sue strade, le sue piazzette e i suoi vicoli, non c’è più la parte che arrivava fino al Tevere, costantemente allagata, là dove ora ci sono gli argini e il Lungotevere. Non ci sono più nemmeno i portoni e le mura che lo chiudevano. Eppure, proprio forse per questa sua scomparsa, il ghetto di Roma continua ad attrarre l’attenzione di visitatori e turisti, oltre che quella degli studiosi.

Micol Ferrara, Dottore di Ricerca in «Cultura e territorio» e Docente di «Storia Ebraica in età moderna» presso il Diploma di Laurea Triennale UCEI, collabora assiduamente anche con altri istituti di ricerca, tra i quali l’Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma. Fa parte della redazione del Giornale di Storia (www.giornaledistoria.org). Tra le sue pubblicazioni: Sulle orme del parroco: la parrocchia di S. Crisogono in Trastevere nel XVIII secolo, in «Trasformazioni urbane: il caso del Rione Trastevere», a cura di L. Ermini Pane e C.M. Travaglini, Roma, 2010, pp. 363-398; La struttura edilizia del «serraglio» degli ebrei romani (secc. XVI-XIX), in «Roma moderna e contemporanea», XIX (2011), n. 1, pp. 83-102; Popolazione e territorio nella Roma del Settecento: un’analisi sugli Stati delle Anime delle parrocchie di S. Crisogono e di S. Bartolomeo all’Isola, in «Popolazione e Storia», 2011, n. 1-2, pp. 43-63.

Ha inoltre curato, assieme a S.H. Antonucci, il volume La punizione che diventò salvezza, Il salvataggio della famiglia Sonnino durante la Shoah ad opera del Prof. Giuseppe Caronia, Udine, Forum, 2014.

giovedì 4 giugno 2015

Dialogo tra religioni

"Ben venga il dialogo tra religioni. E siano colloqui che indichino percorsi tesi al raggiungimento di obiettivi comuni per migliorare il mondo, per elevare l’uomo verso la spiritualità allontanandolo dalle sabbie mobili dell’immoralità e della malvagità, per combattere le ingiustizie, la sopraffazione, per debellare la povertà…
 
Quante cose si possono e si devono fare insieme! Ognuno, però, libero di agire e di muoversi all’interno delle proprie tradizioni e del proprio credo. Non si può costruire un’Umanità più giusta, più buona, più unita se si valicano quei confini per cercare di imporre, anche solo psicologicamente, la propria supremazia. In questo modo verrebbero a cadere i presupposti di amore tra D-o e l’uomo, verrebbe ignorato ciò che D-o vuole da noi, e verrebbe dato campo libero all’uomo accecato dalla vanità e dal potere.
 
Oh, se l’uomo potesse capire quanto poco costa cercare nel proprio cuore la scintilla che illumina la mente! Quanto poco costa ascoltare la voce che schiude la porta della libertà, dell’amore, della fratellanza e della felicità!".

di Antonio Tirri
 
È assurdo
e alto si leva il mio grido.
È assurdo
e l’idea mi sconvolge la mente.
Non può la religione dividere
non può,
non può tracciare solchi
anche nella morte.
Nel D-o di Abramo
si annullano le diversità
nel D-o di Abramo
si vince la morte.
E tu
misero uomo
hai voluto erigere steccati
e accecato dal potere
hai voluto la diversità
nella vita e nella morte
annullando la comune discendenza.
Sulle tue spalle infelici
il peso del dolore
il fardello
della sofferenza
e il tormento della morte.
Non può
non deve
la religione dividere.

(Antonio Tirri da "Ascolta, Israele" Giuntina, Firenze 1999)

A cura di "Per amore di Gerusalemme"