«Per sette giorni mangerai pane
azzimo (…) Durante i sette giorni si mangerà pane azzimo e non apparirà presso
di te né pane lievitato né lievito qualsiasi, in tutto il tuo territorio. Tu
poi spiegherai a tuo figlio, in quel giorno: “Noi pratichiamo questo culto in
onore del Signore per tutto quello che Egli operò in mio favore alla mia uscita
dall’Egitto». (Esodo 13, 6-8)
Lunedì sera, 10 aprile, inizia Pèsach (Pasqua ebraica) con la quale celebriamo
la libertà che il Signore volle donarci liberandoci dalla schiavitù d’Egitto,
premessa indispensabile per la nascita del popolo libero d’Israele, che sul
Sinai ricevette la Legge, con l’obbligo non solo di donarla al mondo, ma anche
e soprattutto di non ricadere schiavo di superstizioni, passioni, vizi, o altre
divinità (denaro), né di rendere schiavi altri uomini.
Pèsach è la celebrazione della forza di una civiltà che iniziò
in quei tempi lontani con l’uscita dall’Egitto; è la celebrazione di un
comportamento spirituale e morale sempre attuale, e di un sentimento di umanità
che si riassume nell’imperativo etico che D-o dette al popolo ebraico nel
deserto: “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
Pèsach è un continuo rinnovamento ideale lungo il percorso del
pensiero ebraico che vede, nella redenzione finale, la realizzazione del grande
sogno: una nuova umanità senza odio, senza guerre, senza dolori, senza nemici,
senza tiranni, tutti uniti nella benedizione del Signore.
Nella gioia dell’oggi, concessa da D-o Benedetto, nella speranza
del domani, e con il cuore libero di sognare, auguro a tutti un Pèsach Kasher
ve-sameach.
Possa essere un Pèsach di pace, di gioia e di serenità, ma anche
di studio e di riflessione affinché si possa trovare la strada che porta alla
conoscenza di D-o Benedetto.
Perché risorga
la coscienza della tua missione
e si commuova l’animo
alla nostalgia della famiglia
e al sogno di una terra,
affronta le tue battaglie
con onesta determinazione
contro gli allettamenti
e le seduzioni della vanità,
contro le coercizioni
del violento fanatismo,
e torna purificato
agli antichi ideali
e al sogno
della tua giovinezza.
la coscienza della tua missione
e si commuova l’animo
alla nostalgia della famiglia
e al sogno di una terra,
affronta le tue battaglie
con onesta determinazione
contro gli allettamenti
e le seduzioni della vanità,
contro le coercizioni
del violento fanatismo,
e torna purificato
agli antichi ideali
e al sogno
della tua giovinezza.
(Antonio Tirri da “Ascolta,
Israele” Giuntina, Firenze 1999)
a cura di Vittoria Scanu
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