Un anniversario da non dimenticare
Giovanni Paolo II e il Rabbino Elio Toaff |
Ventisette anni fa, alle ore 17, Papa Giovanni Paolo II giungeva al Tempio Maggiore di Roma, dove veniva accolto dalle autorità ebraiche e dal Rabbino Capo Prof. Elio Toaff. Dopo duemila anni, il vescovo di Roma, successore di san Pietro, entrava ufficialmente in una Sinagoga. Incontro storico, indimenticabile. Inizio di un’era nuova nei rapporti ebraico-cristiani.
Svolgimento della cerimonia
All’ingresso del Papa in Sinagoga viene cantato il Salmo 150 “Lodate il Signore nel suo Santuario", col ritornello dell’Alleluia ripetuto più volte e accompagnato dall’organo.
Applausi dei presenti.
Saliti alla Tevah, Il Papa e il Rabbino Capo si siedono e si dispongono all’ascolto di un brano della Torah. Il Rabbino Vittorio Della Rocca legge in ebraico Genesi 15 (Dio promette ad Abramo una grande discendenza). Lo stesso brano viene poi letto in italiano dal Chazzan.
Il Rabbino Della Rocca legge ora in ebraico il brano del Profeta Michea (Cap.4) :”Venite, saliamo al monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe…”. Lo stesso brano viene poi letto in italiano dal Chazzan.
Segue il benvenuto al Papa del Presidente della Comunità ebraica, che illustra la storia bimillenaria della Comunità romana.
Prende ora la parola il Rabbino Capo Toaff.
Segue il Discorso del Papa che termina con le parole in ebraico del Salmo 118 “Celebrate il Signore perché è buono: perché eterna è la sua misericordia”, che Giovanni Paolo II ha pronunciato in ebraico.
Il Rabbino Toaff conclude con le parole del Salmo dei gradini di David (124) : “Sia benedetto il Signore, che non ci ha lasciati in pasto ai loro denti. Noi siamo stati liberati… Il nostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto cielo e terra”.
Il coro del Tempio intona il canto che gli ebrei cantavano andando incontro alla morte nei campi di sterminio nazisti: “Anì maamìn” (Io credo con fede certa nella venuta del Messia).
Il Rabbino Toaff invita ora i presenti a fare un momento di silenzio e di preghiera, “perché la mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli”.
Dopo il silenzio, il Chazzan legge il Salmo 16 “Proteggimi, o Dio, in te mi rifugio…”.
Ora il Coro canta lo stesso salmo in ebraico. Il Papa, i cardinali e i rabbini ascoltano stando in piedi sulla Tevah.
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