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GERUSALEMME: luna piena |
“Gerusalemme per i biblisti è
riferimento fondamentale: la lingua ebraica è parlata, si può vivere la
cultura giudaica, si possono comprendere meglio feste come Sukkot, Pasqua,
Pentecoste… Si scopre un popolo ancora vivo che continua a sperimentare la
vocazione di Abramo. In secondo luogo, si costata che in Terra Santa è
stupefacente, straordinaria per l’archeologia. Si nota che la Scrittura non è
semplice composizione di generi letterari, ma testimonianza di una realtà che
gli archeologi stanno scoprendo ogni giorno. Uno degli ultimi scavi, ad
esempio, ha interessato la città di Magdala, rinvenuta con la sinagoga, il
foro, i bagni rituali, il porto, stupenda meraviglia. Gli Ebrei ne hanno
cercato sempre la parte del periodo di Davide, perché interessa dimostrare che
la Terra promessa è stata data a loro già in quel periodo… Invece, dei resti
dell’epoca del re Davide essi rinvengono quelli che riguardano il Figlio di
Davide, con documentazione archeologica che si riferisce ai tempi di Gesù, cioè
al periodo romano; ancora prima di trovare livelli più antichi. È questo il
fascino di stare a Gerusalemme. Ogni anno ci sono scoperte archeologiche e si
appura sempre più che il testo della Scrittura appartiene davvero alla terra e
alla storia d’Israele. E che quindi c’è realmente una storia biblica, come una
geografia biblica, molto importante e sempre di più svelata e conosciuta”.
Padre Frédéric Manns, biblista
A cura di Vittoria Scanu
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