giovedì 23 marzo 2017

Gerusalemme: città davidica

GERUSALEMME: luna piena

Gerusalemme per i biblisti è riferimento fon­damentale: la lingua ebraica è parlata, si può vivere la cultura giudaica, si possono compren­dere meglio feste come Sukkot, Pasqua, Penteco­ste… Si scopre un popolo ancora vivo che con­tinua a sperimentare la vocazione di Abramo. In secondo luogo, si costata che in Terra Santa è stupefacente, straordinaria per l’archeologia. Si nota che la Scrittura non è semplice composizio­ne di generi letterari, ma testimonianza di una realtà che gli archeologi stanno scoprendo ogni giorno. Uno degli ultimi scavi, ad esempio, ha interessato la città di Magdala, rinvenuta con la sinagoga, il foro, i bagni rituali, il porto, stu­penda meraviglia. Gli Ebrei ne hanno cercato sempre la parte del periodo di Davide, perché interessa dimostrare che la Terra promessa è stata data a loro già in quel periodo… Invece, dei resti dell’epoca del re Davide essi rinvengo­no quelli che riguardano il Figlio di Davide, con documentazione archeologica che si riferisce ai tempi di Gesù, cioè al periodo romano; ancora prima di trovare livelli più antichi. È questo il fascino di stare a Gerusalemme. Ogni anno ci sono scoperte archeologiche e si appura sempre più che il testo della Scrittura appartiene davve­ro alla terra e alla storia d’Israele. E che quindi c’è realmente una storia biblica, come una geo­grafia biblica, molto importante e sempre di più svelata e conosciuta”. 

Padre Frédéric Manns, biblista



A cura di Vittoria Scanu

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